BROGLIACCIO DI SCARNA VERITA'

BROGLIACCIO DI SCARNA VERITA'
schizzi, ricordi, appunti, foto, notizie su e di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo

venerdì 20 settembre 2013

ECCOLA LA VITA, MI SON DETTO



    sono entrato in libreria e c'era poca gente. i librai parlavano della pasta all'amatriciana e delle mattonelle del cesso che costavano troppo. tra dostoevskij e alice munro. anche lì best seller dappertutto. molti libri mi sembravano vecchi, scritti da anime morte. la libreria stessa mi è sembrata un camposanto, un posto morto. allora me ne sono uscito e son salito in piazza duomo. e lì come per incanto mi son trovato davanti la bellezza della vita. una turista bionda, tutta vestita di nero, snella e molto alta.
   "eccola la vita, mi son detto. quella vera".
   la bellezza viva mi camminava davanti. poco lontano si è abbracciata al suo ragazzo e si son messi a baciare, lì, davanti a tutti. erano belli a vedersi. si son fermati e continuando a tenersi abbracciati si son messi a guardare la bellezza maestosa del duomo, tutto bianco e luccicante nel sole forte del tardo settembre. sembrava che erano davvero estasiati e del loro amore e della grandiosa visione d'arte che avevano difronte.
    io ho continuato per la mia strada. un nero che vendeva libri me ne voleva affibbiare uno, io l'ho scansato.
   "nemmeno uno sguardo?", mi ha detto con una vena di malinconia.
   "che ci vuoi fare?, gli ho detto io. non ci ho una lira".
   infatti in libreria volevo comprare due libri e non li ho comprati. per assenza completa di soldi.
   due libri di poesia, uno di buffoni e un altro di benedetti, il romanziere uruguagio. li ho leggiucchiati a lungo e mi son sembrati entrambi molto forti. li volevo davvero comprare ma son stato costretto a mollarli lì, dove li avevo trovati.
    più avanti un fotografo indiano attirava l'attenzione sparando pernacchie spudoratamente, e grattandosi le palle in maniera provocatoria e grossolana. tutti scappavano da intorno a lui. si vedeva che disprezzava tutta la gente occidentale che aveva dattorno. la gente faceva persino finta di non vederlo ma lui continuava imperterrito a spernacchiare a tutto spiano. a me faceva ridere.
   due si baciavano e se ne fregavano di tutto il mondo, indiano pacchiano compreso.
   una vacca con posa da pin-up tutta truccata e imbellettata pesante, tutta vestita d'azzurro, si faceva fotografare da un tipo che sembrava un pappone sudamericano. era un servizio per chissà quale giornale patinato della larga pampa argentina.
   una cinese altissima, quasi sicuramente una modella di seconda categoria, le spalle un pò curve per via della sua altezza davvero impressionante, se ne andava con aria vergognosa e timida, quasi dovesse scusarsi con tutti della sua presenza lì, nella piazza più prestigiosa di milano.
   una rossa inglese invece se ne andava tutta fiera dei suoi merletti e delle sue sete e soprattutto della sua superba capigliatura rossissima. sapientemente truccata se ne andava piano, tirandosi dietro il suo piccolo trolley, assaporando ancora la mirabile visione del duomo tutto illuminato e splendente nel sole caldo. camminava lenta e misurata anche per far risaltare meglio i suoi eleganti vestiti e i veli e le organze. faceva finta che la valigetta a rimorchio le dava un gran fastidio, ma non era vero. era solo una gran bella ragazza che voleva essere ammirata quasi fosse lei stessa all'altezza della possente bellezza del duomo.
   all'angolo invece c'era un filosofo russo, la lunga barba incolta, che inginocchiato chiedeva l'elemosina. sembrava il vecchio tolstoj, il sapiente monaco florenskij. nessuno badava a lui, che davanti aveva un piccolo tappetino con qualche moneta da 50 centesimi.
   su un muro un manifesto gigante che recitava in caratteri cubitali giallastri: "il futuro del tuo lavoro". sotto un giovane pezzente chiedeva anch'egli l'elemosina. la barba nera, la fronte altera, gli occhi imploranti, ma non visto saettavano bestemmie invisibili.
    a che posto sei tu nella classifica degli scrittori italiani, amico mio? e chi lo sa? se lo sapessi forse smetterei di scrivere ma non lo so e allora mi va ancora alla grande...
    un pescivendolo, più in là, vende uno strano pesce con su scritto "lampuga", non è un pescecane ma fa paura pure lui, e se lo vendono forse è pure molto buono da mangiare.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
    

Nessun commento:

Posta un commento